In un mondo dove le donne erano destinate a reggere un ombrello o, nel migliore dei casi a tenere i tempi del marito,fidanzato, compagno, Maria Grazia Lombardi, meglio conosciuta come Lella, era riuscita a passare dall’altra parte. A tenere un volante in mano e a diventare (finora) l’unica donna ad aver mai conquistato dei punti nel Mondiale di Formula 1.

Le è bastato quel mezzo punto conquistato al Gran Premio di Spagna del 1975 per passare alla storia.
Per questo è giusto dedicarle un libro come ha fatto Giacomo Arosio per Minerva con “Lella Lombardi, un pilota, una donna”. Un bel libro che si apre con una frase di Lella Lombardi, purtroppo andatasene molto presto da questo mondo, rapita da un male che qualche anno fa era molto più spietato di oggi.
D’altra parte come racconta lei in un’intervista dell’epoca ripresa nel prologo del libro le ci teneva: “a essere un pilota, niente affatto una bambola”.
“La forza che mi spinge si chiama passione… io mi realizzo dentro l’abitacolo di una macchina da corsa: la mia è stata una scelta della quale non mi pentirò mai…”. Dice quella frase. E la sua è stata una vita guidata dalla passione.
FORMULA DONNA
Ci hanno provato in tante prima e dopo di lei (Maria Teresa de Filippis, Divina Galica che fece anche tre Olimpiadi con lo sci, Desiré Wilson, Giovanna Amati, Katherine Legge, Sarah Fisher, Maria de Villota, Susie Stoddart poi meglio conosciuta con il cognome da sposata: Wolff, Carmen Jordá, Tatiana Calderon). Qualcuna ci è arrivata, altre si sono fermate ai test.
Ma solo lei con quei suoi capelli alla maschietto, la sua dolcezza inattesa, la sua femminilità sorprendente, ma mai esibita, ce l’ha fatta a conquistare mezzo punto iridato. Accadde in Spagna, anno 1975. Circuito del Montjuic, a Barcellona, una pista assurdamente pericolosa, fuori dal tempo anche per un campionato che continua a gareggiare a Montecarlo.
IL SUO MEZZO PUNTO
Lella guidava una March, ventiquattresima in prova. In pole c’era Niki Lauda con la Ferrari. Emerson Fittipaldi decise di non correre, altri si fermarono subito. Troppo pericoloso. E infatti al 25° giro, Rolf Stommelen, perde l’ala, esce di pista e uccide cinque spettatori. Gara sospesa, punteggi mondiali attribuiti, ma dimezzati. Lella era sesta. Mezzo punto.
Quanto basta per finire sui libri alla ragazza piemontese che aveva cominciato guidando il furgone di papà per aiutarlo a consegnare la carne. Il 1975, è stato l’anno di Lauda, ma anche il suo: dieci qualificazioni, dieci gare, sempre con una March; altri due Gran premi nel 1976, con March e Brabham.
Conclusa l’esperienza in F1, ebbe più fortuna con le vetture Sport: ottimi piazzamenti alla 24 Ore di Daytona, alla 1000 km di Monza, la vittoria alla 6 Ore di Pergusa. Le ultime apparizioni a metà anni Ottanta con un’Alfa Romeo nel Dtm, poi sempre corse, ma dall’altra parte con la Lombardi Autosport. Fino a che un male di quelli chiamati incurabili, le ha spento il motore.
Per conoscerla meglio, per leggere della sua vita oltre quel punto, adesso c’è questo bel libro di Giacomo Arosio che contiene anche un bell’inserto fotografico (la foto de Lella con Vittorio Brambilla suo compagno in March, è tratta da lì).



Non conoscevo questa storia. Inserisco il titolo nella lista. Grazie!